Dal decreto Bersani alle forme più innovative del gambling 2.0, passando per il modello italiano relativo alle blacklist. Dieci anni che hanno segnato l'evoluzione di una dell'industrie più prolifiche del panorama internazionale
Correva l’anno 2006 quando l’allora ministro dello sviluppo economico Pier Luigi Bersani partorisce il decreto legislativo 223, poi convertito nella Legge 248 dello stesso anno. Il governo Prodi-bis introduce per la prima volta nella storia del gambling italiano i giochi di abilità, meglio noti come skill game, gettando le fondamenta ad una rivoluzione epocale nel modo di concepire l’intero mercato. A 10 anni di distanza il settore dei giochi ha continuato ad evolversi proiettandosi dal lato terrestre a quello digitale. Desktop, tablet e smartphone si sono progressivamente affiancati alle AWP dislocate in ogni angolo delle nostre città, una movimento che coinvolge annualmente quasi 4 milioni di giocatori online e oltre 20 milioni nel settore terrestre.
Ma procediamo con ordine, facendo un salto nel recento passato. 2009, 1000 giorni dopo la decisione storica presa da Bersani, il mercato dei skill game tocca per la prima volta quota 400 milioni di euro in termini di giocate. 2015, sei anni dopo, la raccolta complessiva relativa al Poker online e ai Casinò games raggiunge i 12,2 miliardi di euro, mentre la spesa cresce del 10%.
Il cuore pulsante del gambling online è Roma, che già da anni frequentava le piattaforme dot.com per competere ai tavoli verdi virtuali con decine di migliaia di appassionati. Dalla Città Eterna escono campioni del calibro di Dario Minieri formatisi nei tornei messi on line da piattaforme straniere, si comincia a percepire il fermento di un ramo del gambling destinato poi a trasformarsi in uno dei colossi della finanza italiana.
Blacklist e il modello Italia
Ma son sono tutte rose e fiori. L’esplosione a livello economico ha scatenato un crescente interesse di molte holding del crimine cibernetico. Mezzanotte del 24 febbraio 2006, la polizia postale oscura oltre 500 siti di giochi e scommesse dichiarati illegali: attualmente sono 5540 i domini oscurati dalle autorità perché gestiti da compagnie internazionali che non hanno una concessione italiana. L’Italia è stato il primo paese della comunità europea ad adottare una black list per oscurare i siti di gioco non autorizzati, divenendo un modello da imitare in tutta la UE. L’ultima in ordine di tempo ad adottare il modello Italia è stata l’Ungheria, che la scorsa estate ha messo off-line decine di domini. La retata della Bulgaria è invece arrivata nel 2013, e attualmente ha portato all’oscuramento di quasi 300 siti. Più limitata la lista in Belgio, con un centinaio di domini, l’ente regolatore però può comminare sanzioni pesantissime fino a 100mila euro agli operatori che – una volta iscritti – raccolgono gioco senza autorizzazione. Situazione simile in Lettonia ove i siti di gioco oscurati sono un centinaio. In Portogallo è prevista una “black list” per i giocatori con comportamenti di gioco compulsivo. Molto più restrittive sono le leggi attive nei Paesi Bassi: l’ente regolatore ha infatti siglato una serie di accordi bilaterali con le aziende che gestiscono carte di credito o che effettuano servizi di money transfer per bloccare gli accrediti di denaro alle piattaforme inserite in black list. La black list più lunga - Italia esclusa - sembra essere quella della Russia, con circa 4.000 domini.
La parola all’esperto
"Il gioco on line made in Italy oggi può competere con le maggiori realtà mondiali - sottolinea Fabio Felici direttore di Agimeg, agenzia specializzata in questo settore - in Italia l’offerta su internet è anche tra le più sicure sia per quanto riguarda la tutela del giocatore sia per la prevenzione di comportamenti compulsivi e l’inibizione del gioco ai minori. Sarebbe adesso importante, per il definitivo salto di qualità, passare ad un regime di tassazione sul margine, come avviene ad esempio in Inghilterra ed aprire il settore dell’on line alla liquidità internazionale".
La sequenza da record
Per comprendere fino in fondo l’escalation del gambling online, è sufficiente analizzare la sequenza di eventi riassunta da Gianluca Moresco in un recente articolo pubblicato su Repubblica.it: dicembre 2006, il Gratta & Vinci approda sulle piattaforme online; marzo 2008 su internet sbarcano Totocalcio e Totogol; settembre 2008 si gioca la prima partita di poker al computer in modalità torneo; luglio 2011 partono il poker in formula cash (per la prima volta nella storia è possibile sfidarsi con i propri soldi in gioco e non più in un torneo a quota d’iscrizione fissa) e i casinò on line; dicembre 2012 le slot machine sbarcano sul web; aprile 2014 la prima scommessa con la modalità del betting exchange (il giocatore può fare anche il banco usando sofisticate piattaforme di gioco che ricordano da molto vicine quelle del trading azionario). 2015 i giochi virtuali approdano sulle principali piattaforme legalizzate AAMS attive nel nostro Paese.
Quale sarà la prossima tappa di questa rivoluzione copernicana?