Ore tribolate per tutta l’Italia: oggi pomeriggio, 20 agosto, dal Senato parlerà il Premier (uscente?) Giuseppe Conte, per porre fine probabilmente alla breve, ma intensa, parentesi dell’Esecutivo guidato da Lega e Movimento5Stelle.
Un anno e mezzo dopo la nascita dell’attuale governo cambiano gli scenari, a causa della crisi di Governo aperta da Matteo Salvini in quel di Pescara nelle scorse ore. Poi la palla passerà a Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, al quale spetterà la parola decisiva. E l’Italia è pronta a bloccarsi, ancora una volta: un miraggio, praticamente, la possibilità di avere un Esecutivo in carica per cinque anni.
E con le antenne dritte, in attesa di risvolti, ci sono più parti del Paese. E non fa eccezione nemmeno il gioco pubblico che, diciamolo chiaramente, fin dal primo giorno ha auspicato una conclusione quanto più veloce dell’attuale Governo, l’unico capace di mettere in crisi una filiera da oltre sei miliardi di raccolta annua. Ed è difatti per le azioni di questo Governo che una industria virtuosa si è trovata nel buio e nell'incertezza, in un caos totale a maggior ragione dopo la manovra di Bilancio che si sarebbe dovuta attuare entro la fine dell’anno corrente.
Gli spauracchi sono molti (su tutti quello dell’IVA), ma gli scenari per il gioco pubblico, sostanzialmente, sono tre. Andiamo a scoprirli fino in fondo.
La prima, evidentissima possibilità per la attuale crisi è quella del ritorno alle urne, telefonato ed invocato da più parti: la strada, che tutti, diciamolo, vorrebbero battere, pare la meno conveniente di tutte, dal momento che le tempistiche, non proprio brevi, metterebbero a repentaglio tutta la stesura della prossima manovra. Ovverosia, in sintesi, gli equilibri economici e politici che l’Italia, da paese membro della UE, deve garantire. Una possibilità, questa, che sembra preoccupare anche il Movimento5Stelle, che risulterebbe essere parecchio penalizzato da una tornata elettorale nel breve periodo, come dimostrano gli ultimi sondaggi. Preoccupazioni, queste, condivise anche dal Partito Democratico, compatto nel non voler tornare immediatamente alle urne, almeno non prima di aver sistemato pochi, ma fondamentali dettagli. Ma questa, in tutta onestà, pare essere la soluzione migliore, in teoria, per il gioco pubblico, perché resetterebbe tutto quanto fatto in materia nell'ultimo anno e mezzo. Anche guardando ai sondaggi, visto che un'eventuale salita di un Esecutivo di centrodestra potrebbe dare maggiori garanzie all'industria in generale, quindi anche a quella del gioco. Ferma restando la delicatezza del momento e gli spetti di una manovra d'emergenza che potrebbe rappresentare un'arma a doppio taglio per la filiera.
Il secondo scenario è quello invece di un Governo PD-M5S, come paventato anche dall’ex premier Matteo Renzi (la si chiama, pare, coerenza). L’appello di Renzi per un governo istituzionale è stata poi interpretata dai vertici del PD come l’ipotesi di un governo politico PD-M5S, da portare avanti per i restanti mesi della legislatura. Prudenza e Zingaretti a parte, altri esponenti di spicco del PD come Prodi e Letta hanno aperto all'alleanza con il MoVimento e lo stesso, scettico, ha cambiato idea dopo il no di Beppe Grillo all'ipotesi urne subito. Un’alleanza tra le due forze politiche, però, spaventa gli operatori del settore gioco pubblico, dal momento che i problemi per l’industria sono nati col Governo Renzi, per poi proseguire con l’attuale Esecutivo a causa del Decreto Dignità. L’ipotesi di un governo Dem è la più indicata per il paese, dal momento che il PD ha, nonostante il consenso ormai calato, una vera e propria vocazione a governare. Ed una unione di M5S con il PD garantirebbe, se non altro, una diminuzione della vena proibizionista. E forse porterebbe all'annoso riordino del settore.
“Ritiro dei Ministri della Lega? Dipende da cosa dirà Conte!” – ed eccoci arrivati al terzo scenario, quello cioè di un clamoroso dietrofront di Matteo Salvini e del Movimento, in simbiosi contro l’idea di un governo con il PD. Sarebbe una ipotesi clamorosa, ma non sorprendente, dal momento che verrebbe sbugiardata la crisi di governo di agosto e si aprirebbero altre crepe dopo i veleni degli scorsi giorni. O un rimpasto stile Prima Repubblica, nonostante fosse stata annunciata la nascita della Terza Repubblica. Ma l’appello “Non fate tornare Renzi e Boschi” potrebbe avere dei risvolti. Un epilogo che andrebbe bene anche a Di Maio, che ha indissolubilmente legato il suo destino a quello del Carroccio. Ma questo ugualmente sarebbe lo scenario peggiore per l’industria del gioco. Come finirà?