La fiera è da sempre momento di incontro per gli operatori e per la filiera, ma sono ancora tanti i problemi che il settore deve risolvere.
Enada, la fiera del gaming italiano iniziata mercoledì 15 marzo, si presenta con un'organizzazione più ampia e specializzata alle spalle e con un team più ampio e focalizzato di professionisti. Una grande occasione per il settore dei giochi, per il quale però i problemi sembrano non finire mai.
Italian Exhibition Group (Ieg), la società per azioni nata dalla fusione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, organizzatrice dell’evento, conta ora su 280 professionisti con sedi a Milano, Torino, Dubai e San Paolo. “La nuova struttura permette dunque di avere un'organizzazione più ampia e specializzata, quindi anche per Enada ci sarà a disposizione un team più ampio e focalizzato di professionisti”, ha spiegato Patrizia Cecchi, Italian exhibitions director di Ieg ai microfoni di GiocoNews.
“L’obiettivo principale della Società è valorizzare e internazionalizzare alcune delle più importanti filiere produttive fra le quali, ovviamente, rientra anche quella del gioco. Vogliamo che la fiera rappresenti l’intero comparto e ci attiveremo con iniziative ad hoc per focalizzare l’attenzione su tutti i settori. Già in questa edizione, ad esempio, abbiamo introdotto tre aree chiave: Academy, dedicata alla formazione, Next, con l’innovazione al centro, e Contest, per i vecchi e nuovi giochi di puro intrattenimento”, ha aggiunto.
Secondo Cecchi, Enada rappresenta una grande occasione d’incontro e aggiornamento per chi opera nel settore, e non solo. “L’esposizione potrebbe favorire un dialogo fecondo con le istituzioni, per portare chiarezza a tutti gli operatori, per il bene e la difesa dei giocatori, ma anche dei livelli occupazionali”.
La posizione degli addetti ai lavori del gioco pubblico
Sono sempre più numerosi i problemi che attanagliano il settore e che minacciano la sua sopravvivenza. “Ogni anno sembra sempre più complicato”, ha dichiarato Raffaele Curcio presidente di Sapar, l'associazione nazionale che rappresenta le imprese del settore e organizzatrice di Enada. Nonostante l’atteggiamento ottimistico con cui gli addetti ai lavori continuano ad operare la situazione attuale non lascia trapelare vie d’uscita.
D’accordo con le parole di Cecchi, Curcio sottolinea l’utilità e l’importanza di eventi come Eneda “La fiera è da sempre il momento di incontro per gli operatori e per la filiera”, ma, aggiunge “gli operatori vorrebbero avere risposte concrete e, soprattutto, avere certezze per programmare la propria attività e i propri investimenti”. Purtroppo la situazione attuale è fuori controllo e i legislatori non riescono, o non sanno, gestirla. Curcio sottolinea in primis l’inefficacia del sistema proibizionista messo in atto dagli enti locali. “Nonostante ciò continuano a proliferare restrizioni sempre più rigide sui territori che stanno compromettendo la sostenibilità delle nostre imprese”. A risentirne è soprattutto il gioco legale e di conseguenza la sicurezza dei giocatori e l’ordine pubblico volto alla tutela stessa delle norme locali. Curcio sottolinea che il problema affonda le sue radici in una concezione politica errata secondo la quale le aziende del settore, invece di essere viste come una risorsa, vengono demonizzate. “Sono loro che hanno il contatto diretto con il punto vendita e, quindi, con i giocatori. Ed è perciò da lì che bisogna partire, facendo formazione e informazione adeguata”, spiega il presidente di Separ.
L’organizzazione e la distribuzione dei giochi sul territorio ha bisogno di una regolamentazione seria che consideri anche lo scenario per le future generazioni. “Abbiamo fatto proposte concrete che mirano a tutelare la salute pubblica, ad andare incontro alle necessità degli enti locali, pensando anche a preservare le entrate erariali. Siamo convinti che ci siano margini per una riduzione del numero di slot e dei punti vendita, ma in modo che risulti coerente e sostenibile”. Curcio ribadisce l’importanza di non emarginare bar e tabaccherie, bersaglio facile per il gioco illegale: “Si tratta di locali che rientrano anche nell'immaginario collettivo come punti vendita di prodotti di gioco e per questa ragione diventerebbero inevitabilmente punti di offerta di gioco illecito”.
Le proposte di Sapar
Innanzitutto introdurre un divieto totale di pubblicità e la riduzione di tutte le forme di gioco, non solo delle slot. In merito a queste ultime è stato chiesto di introdurre nella futura generazione di slot dei sistemi tecnologici al fine di limitare i rischi di dipendenza (come allungare i tempi di durata della partita, o prevedere interruzioni forzate delle sessioni di gioco). Al fine di preservare la componente di intrattenimento e minimizzare i rischi della dipendenza, introdurre margini che possano limitare ulteriormente sia i parametri di giocata che di vincita degli apparecchi. Tuttavia, secondo Curcio, la mancanza di un tavolo di confronto con le imprese, rende difficile l’attuazione di queste proposte:
“E’ importante mantenere il tessuto economico che è stato creato in questi anni e l'occupazione che viene garantita dalle nostre aziende. Serve però un nuovo approccio, culturale che passi per la formazione della filiera e con la diffusione di una adeguata formazione. Facendo un discorso di questo tipo diventerebbe automatica l'abolizione di quei divieti sul territorio che appaiono assurdi e del tutto inefficaci. Come del resto si stanno accorgendo alcuni territori che hanno già introdotto restrizioni che non stanno pagando”. Inoltre ai fini della riorganizzazione del gioco pubblico bisognerebbe “bilanciare l'offerta di gioco ricreando un'offerta di gioco veramente ludica, rilanciando quindi il gioco senza vincita in denaro, che oggi è stato ormai abbandonato a se stesso. Le istituzioni devono capire che l'intrattenimento è una risorsa, non un pericolo”.