Esports: un boom frenato in Italia dalla burocrazia
Gli eSports vivono una crescita costante in Italia e all'estero. Secondo gli ultimi dati evidenziati dalla ricerca «Esports in Italia e nel mondo», condotta da Osservatorio Italiano Esports (OIES) e YouGov, nel nostro Paese gli appassionati rappresentano il 4% della popolazione, pari a 2.2 milioni di persone, in media con lo standard europeo, una cifra molto simile a quella degli utenti che scelgono i casinò online. Analizzando la composizione della fanbase si scopre che in Italia vi sono meno donne appassionate di eSports (22%) rispetto alla media europea (31%). Per quel che riguarda la fascia d'età , la concentrazione del pubblico risulta nella fascia 18-25 anni, con importanti punte fino ai 44 anni. Questo dato fa sì che in Italia gli over 35 siano più coinvolti rispetto agli altri paesi europei.
Il mercato globale italiano del settore attualmente è di 47 milioni di euro, mentre, a livello globale, vale già 1.624 milioni di dollari. Gli esperti prevedono che, con una crescita media annuale dell'8,31%, si raggiungerà un volume di mercato di 2.235 milioni di dollari entro il 2027 e un numero di utenti pari a 720,80 milioni.
Tuttavia, nonostante la grande popolarità che gli eSports mostrano anche in Italia, nel nostro Paese manca una regolamentazione del settore, a differenza di quanto avviene per il gioco d'azzardo online, fresco di riordino.
eSports: un settore senza regole
Nel 2022 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui gli Esports vengono considerati facenti parte della cultura e dei media. Questo ha fatto nascere un dibattito nel nostro Paese, poiché si è evidenziata la differenza tra gli oneri a carico delle imprese italiane e quelli che ricadono sulle realtà degli altri Paesi, che si traduce in uno svantaggio competitivo notevole.
A febbraio di quest'anno, l'Onorevole Caso ha presentato la risoluzione numero 7-00178 alla Commissione Cultura della Camera per portarla a discutere della possibilità di fornire una normativa adatta agli Esports, adottando regole chiare.
La risoluzione punta a regolamentare alcuni aspetti considerati fondamentali per il futuro del settore. Tra questi vi sono necessità di fornire una regolamentazione adeguata agli Esports, individuare piani di fine carriera per i player professionisti, diffondere l'educazione al gaming in ambito scolastico e familiare, prevedere misure fiscali che possano supportare lo sviluppo del settore e promuovere una community femminile. Secondo il documento un intervento nel settore è ormai necessario perché il comparto è in espansione e, nonostante ciò, la mancanza di una legislazione ne limita la concorrenzialità all'estero.
Sono in molti a ritenere che una legge ad hoc per gli eSports finirebbe anche per aumentare le possibilità lavorative per i più giovani, ma finora tutti gli appelli sono andati a vuoto.
I pareri degli addetti ai lavori
Recentemente si è tenuto un convegno dal titolo «La fiscalità internazionale, fra sport, eSports e gaming», in cui sono intervenuti molti esperti del settore. Dal convegno è uscita fuori la necessità di una legge ad hoc che ponga fine alle contraddizione in cui gli Esports sono attualmente attanagliati.
Secondo Alessio Cicolari, CEO AK Group, gli Esports sono stati penalizzati anche da una cattiva comprensione del fenomeno, troppo spesso paragonato all'azzardo. Cicolari ha affermato che l'AK Group è pronto a supportare qualsiasi regolamentazione in materia verrà proposta, ma si è detto pessimista sulla realizzazione in tempi brevi e questo lo spinge a dipingere di nero il futuro del settore: «Siamo nella morsa del nulla normativo. Mentre all’estero puoi fare tutto quello che non è vietato, in Italia puoi fare solo ciò che è esplicitamente autorizzato. I tempi del Parlamento sono veramente troppo lunghi, spero che qualcuno riesca a trovare il modo di risolvere la situazione attuale, dove rischiamo multe salatissime»
Cicolari ha affermato che senza una regolamentazione ad hoc non investirà nella creazione di attività di questo genere, sottolineando il disagio di molti imprenditori del settore.
Anche Stella Frascà, avvocato del Foro di Genova e membro del Tavolo tecnico di lavoro «Agenti sportivi e rappresentanti» ha sottolineato le difficoltà in cui il settore si dibatte. La Frascà ha infatti ricordato che il primo approccio con gli eSports l'ha avuta la Lega Dilettanti. Ad oggi i campionati di LND «coinvolgono oltre 3.000 persone. La peculiarità di questi campionati è che non si svolgono uno contro uno, ma undici contro undici. Ci troviamo a creare delle squadre che si devono allenare che poi competono contro altre squadre». L'avvocato ha sottolineato come queste competizioni sotto il profilo fiscale vengono svolte a titolo puramente volontaristico, non essendoci costi di iscrizione e di tesseramento. Secondo il suo parere «Le potenzialità del mondo Esports sono veramente importanti, così come le sponsorizzazioni che possono arrivare», tuttavia, «oggi non si è ancora pensato di dare dei riconoscimenti ai gamers e alla squadra» e questo di fatto limita lo sviluppo del comparto.
Infine, Paolo Rendina, avvocato tributarista del Foro di Torino , si è fatto portavoce dei giovani gamers sottolineando come «I ragazzi che praticano gli esports non vogliono sottrarsi al pagamento delle imposte, loro vogliono essere in regola e contribuire all’economia dell’Italia. Quello degli esports, è giusto dirlo, non è un mondo extraterrestre».
Bisogna dunque trovare una soluzione per sviluppare un settore che, se curato, può dare una svolta alle casse esigue dello Stato e portare l'Italia a crescere molto a livello competitivo.