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Il mercato del gambling, i numeri di un gigante dai piedi di ferro [Infografica]

Non si può parlare del gioco d’azzardo legalizzato come una pratica che ha trovato recentemente terreno fertile tra gli italiani. Questo fenomeno ha infatti radici profonde, che fanno risalire la fine del proibizionismo nei confronti del gioco a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, quando le leg
Il mercato del gambling, i numeri di un gigante dai piedi di ferro [Infografica]

Non si può parlare del gioco d’azzardo legalizzato come una pratica che ha trovato recentemente terreno fertile tra gli italiani. Questo fenomeno ha infatti radici profonde, che fanno risalire la fine del proibizionismo nei confronti del gioco a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, quando le leggi hanno di fatto cominciato a far emergere un mercato profittevole che era sempre rimasto sommerso. Nel corso dei secoli e degli anni, poi, il gioco d’azzardo legalizzato ha assunto volumi sempre più importanti, non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo. Il quadro attuale è dipinto infatti un totale di oltre 450 miliardi di euro spesi a livello globale nel mondo dei giochi, con le stime che proiettano questo settore fino a 525 miliardi di euro entro il 2019.

Numeri impressionanti che diventano ancora più interessanti quando si considerano le promozioni e le offerte proposte dalle piattaforme di gioco online, come ad esempio i bonus senza deposito. Questi bonus permettono ai nuovi utenti di sperimentare i giochi disponibili senza dover investire denaro inizialmente, rendendo il settore ancora più attraente e accessibile a un pubblico più ampio. Grazie a queste offerte, anche coloro che non sono esperti del settore hanno l'opportunità di immergersi nel mondo del gioco d'azzardo e di provare l'emozione delle scommesse. I bonus senza deposito, dunque, contribuiscono alla crescita e alla diffusione del settore, favorendo un'ulteriore espansione delle attività legate al gioco d'azzardo in Italia.

Nel territorio italiano, infatti, si concentra all’incirca il 20% del volume d’affari mondiale e dove il settore riesce a veicolare all’incirca il 4% del Prodotto Interno Lordo. Un fenomeno, dunque, che nessuno è più in grado di sottovalutare, tanto più se si pensa che, con i suoi introiti, il gioco d’azzardo è catalogabile come la terza impresa in Italia, “sfamando” sia i 140mila addetti ai lavori che le casse dello Stato, che incamerano 8,8 miliardi di euro, con un incremento del 6% rispetto al 2015. Un’impresa capace di una diffusione capillare su tutto il territorio con 120.000 esercizi commerciali e 6600 “filiali”, molte delle quali però devono fare i conti con la piaga dell’usura.

Entrando nello specifico, a comporre l’immaginaria torta del gioco d’azzardo tricolore domina l’apporto delle New Slot, capaci di incassare 26 miliardi di euro, seguite a distanza ravvicinata dalle cosiddette VLT. Sul gradino del podio restano i giochi di carte che totalizzano 12 miliardi di euro. Lotterie e Gratta e Vinci si fermano a 9 miliardi, poco più sotto il Lotto, le scommesse sportive e quelle virtuali. Il gioco meno redditizio resta il bingo, intrattenimento molto in voga fino a qualche anno fa, ma ora in grado di incamerare appena due miliardi di euro.

Nello speciale ranking per regione, spicca la Lombardia, che a fronte di un numero maggiore di esercizi commerciali e imprese, riesce a raccogliere 14 miliardi; le tengono testa solo il Lazio, fermo a 7 miliardi, e la Campania che si “accontenta” di 6mila milioni. Non è un caso che metropoli come Roma (oltre 21mila apparecchi), Milano (più di 15.000 slot) e Napoli (14.800 macchinette) detengano il record del maggior numero di slots per abitante. Un apporto non sottovalutabile, che da solo definisce il 40% dell’intero mercato italiano, a fronte di un contributo più esiguo di regioni come Basilicata, Molise e Valle D’Aosta che non superano i 500 milioni raccolti durante tutto il 2016.

La diffusione del gioco d’azzardo legalizzato è talmente capillare da coinvolgere 16 milioni di italiani, in una fascia anagrafica compresa tra i 16 e i 64 anni. Gran parte di questi, però, non sarebbero giocatori a rischio: solo il 16% è infatti sottoposto a rischio moderato di ludopatia, il 4% degli italiani è invece un giocatore patologico, in grado di giocare 4 o più volte a settimana. Il 21% delle “italiche genti” gioca solo quattro volte al mese, preferendo il giovedì e avendo fissato come floor di spesa mensile 50 euro.

Nonostante riguardi solo il 20% dei giocatori, la ludopatia resta un fenomeno da non sottovalutare, tanto da costringere il DSM-5 a classificarla tra i comportamenti in grado di generare dipendenze, sulla stessa stregua della dipendenza da alcol e dalle sostanze da abuso. Ed è ancora più preoccupante la stretta correlazione tra la mancanza di posti di lavoro e la dipendenza dal gioco, fenomeno che riguarda circa il 50% dei disoccupati. Il dato allarmante riguarda però la mancata consapevolezza della propria condizione: solo il 3% dei giocatori online riconosce infatti una certa dipendenza dal gioco d’azzardo. La ludopatia è inoltre talmente diffusa tra la popolazione tanto da includere i giocatori di VLT tra le fasce più deboli della società, diventando la categoria più a rischio davanti alle casalinghe, agli studenti e ai pensionati. Non si può però parlare di sfortuna al gioco, né in Italia, né tanto meno a livello globale, se si pensa che mediamente ogni anno ogni australiano perde oltre 1100 euro al gioco, ogni abitante di Singapore vede sfumare oltre 1000 euro, e ogni statunitense, anche a causa della notorietà di Las Vegas – raggiunta annualmente da oltre 40 milioni di visitatori - e dell’MGM Grand Casinò, perde quasi 600 dollari.

Anche in considerazione di questi dati, il Governo Renzi prima e quello Gentiloni poi hanno sposato una linea in grado di ridistribuire il parco slot e di ridimensionare del 30% gli apparecchi presenti sul territorio italiano. Quella della Legge di Stabilità del 2017 resta una sfida comunque difficile da vincere, soprattutto se si pensa ai danni erariali e a tutti coloro che lavorano nel settore e rischiano di ritrovarsi senza fissa occupazione. L’imperativo – almeno teorico – resta quello di seguire esempi virtuosi, come quelli di Rimini, Agrigento, Macerata, Ferrara, Enna e Viterbo, dove sono installati pochissimi apparecchi, o come Lecce, che conta solo 5 bar con una macchinetta per locale.

A rendere però più complicati i piani per contrastare la ludopatia e la diffusione del “vizio” del gioco tra le fasce più deboli della società c’è però il fenomeno del gambling online. Anche in questo caso, non si tratta di un settore nuovo e totalmente sconosciuto, visto che è attivo da 20 anni e che nel 2016 ha raggiunto globalmente un valore di 36 miliardi di dollari, con stime che superano i 66miliardi nel 2020. In Italia, il fenomeno è attualmente più contenuto, e si “limita” agli 821 milioni di euro spesi nel 2015, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Percentuali incredibili, se paragonate a tutti gli altri segmenti dell’entertainment: i videogiochi hanno fatto registrare un +4%, il calcio un +3%, mentre il cinema si attesta attorno ad un +1,4% nel rapporto tra il 2014 e il 2015. A trainare il mercato italiano sono i giochi da casinò e le scommesse sportive, mentre è sempre meno amato il poker online. Il giocatore online italiano può essere descritto come un uomo tra i 24 e i 44 anni, più o meno esperto in ambito informatico e residente nel centro o nel sud della penisola. Non è però necessario essere maghi dell’informatica per digitare su Google “Slot machine”, ricerca che avviene mediamente 110mila volte al mese solo in Italia, dove oltre un milione e mezzo sono gli account registrati da persone singole e dai quali è stata effettuata almeno una giocata, per finire magari a giocare alla slot machine Book of Ra su Starvegas o alla slot machine Gallina dalle Uova d'Oro su Leovegas o Merkur Win Casino.

Non tutti però ritengono il gambling un settore fortemente “patologizzante”. In Giappone, infatti, alcuni studiosi ritengono il gioco d’azzardo molto utile per gli anziani. Alla Suwa Tokyo University of Science hanno sottoposto un gruppo di anziani a giochi come slot machine, pachinko e mahjong, rivelando attività celebrali sorprendenti e uno stimolo dell’attività lobo parietale e frontale, prevenendo quindi l’insorgenza dell’Alzheimer. Nonostante questi dati controversi, non può essere assolutamente sottovalutato l’apporto di questo gigante del commercio, che anno dopo anno coinvolge sempre più persone ed è in grado di produrre fatturati sempre più grandi.

Gennaro Donnarumma

Ruolo: Senior Content Manager
Esperienza: 8+ anni
Specializzazione: Recensioni di slot machines

Da molti anni mi occupo di tutto quanto ruota intorno al settore del gambling. Analizzo attentamente tutti le slot prima di recensirle, e cerco di scoprire tutti i segreti tecnologici di software house e operatori di gioco.

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