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Settore Giochi: Governo sul piede di guerra. Gli operatori chiedono una tregua

Continua imperterrita la lotta al gioco d’azzardo da parte dell’esecutivo. Per gli operatori però è giunto il momento di stabilire una “tregua” e si rivolgono al ministro Di Maio chiedendo un confronto per salvaguardare, in primis, il gioco legale.Finora il vicepremier pentastellato è rimasto sordo
Settore Giochi: Governo sul piede di guerra. Gli operatori chiedono una tregua

Continua imperterrita la lotta al gioco d’azzardo da parte dell’esecutivo. Per gli operatori però è giunto il momento di stabilire una “tregua” e si rivolgono al ministro Di Maio chiedendo un confronto per salvaguardare, in primis, il gioco legale.

Finora il vicepremier pentastellato è rimasto sordo alla richiesta di un confronto diretto con la categoria. E mentre gli operatori manifestano e preparano iniziative a difesa del gioco legale, il ministro Di Maio continua a palesare la sua posizione contro il settore, a medio stampa e social, giustificando le scelte operate ad oggi dall'esecutivo.

In un recente post pubblicato sui social network, Di Maio si scaglia in particolare contro le lobby delle slot machine che nel 2013 hanno ottenuto, secondo la sua opinione, un condono da parte del governo Pd di circa 2 miliardi di euro. Il ministro specifica che il nuovo esecutivo sta rema in direzione diametralmente opposta con l’obiettivo di colpire “questi lobbisti senza scrupoli”, gli unici a rimetterci dalla tassazione imposta sugli apparecchi di intrattenimento il cui ricavato contribuirà invece a favorire altri gestori, artigiani e commercianti, ed in generale la comunità intera.

Nel 2018 in Italia sono stati spesi oltre 100 miliardi di euro in gioco d'azzardo, circa metà nelle slot. Se questi 100 miliardi andranno alle altre attività dei gestori (bar, ristorazione, ecc) agli artigiani, ai commercianti, ridando finalmente ossigeno all'economia reale del territorio, le entrate per lo Stato saranno molto maggiori e soprattutto ne beneficerà tutta la comunità. Adesso questi soldi andranno ai cittadini per bene e ci eviteranno tanti disagi sociali. La musica è cambiata, cari lobbisti, vi piaceva vincere facile eh? Sappiate che in me troverete un nemico dei vostri interessi privati, sempre dalla parte del popolo”.

Le reazioni degli operatori al post

Le dichiarazioni del vicepremier sono state accolte con criticità da parte degli operatori che invitano Di Maio a non criminalizzare il gioco lecito e non diffondere dati errati. Tutti concordano sulla necessità di istituire un tavolo di confronto diretto, (operatori ed istituzioni) per fare luce e chiarezza sul settore.

La replica dell’Istituto Friedman

“La criminalizzazione delle tante aziende del settore che si occupano di gioco in modo lecito che nemmeno vengono distinte ormai da quelle che rientrano nel mercato dell’illecito non fa altro che favorire le mafie. Questo modo di comunicare crea disinformazione verso i cittadini a discapito delle tante aziende che alimentano il sistema produttivo del nostro Paese”, scrive in una nota il direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, Alessandro Bertoldi, il quale sottolinea inoltre che i dati riferiti al settore snocciolati da Di Maio non corrispondono al vero, in quanto cita i numeri circolati sulla rete sul gioco d’azzardo lecito in Italia nel 2018.

Bertoldi specifica inoltre che la spesa degli italiani è di 18,7 miliardi non di 107. L’errata interpretazione del dato deriva dalla confusione che viene fatta considerando le somme investite in modo diretto dall'utente e quanto derivato dalle vincite, in seguito reinvestite.

Secondo il direttore dell’Istituto Friedman fornire il dato 'gonfiato' equivale a più che quintuplicare il dato reale e finisce col penalizzare l’immagine delle imprese di settore, già ampiamente vessate dai luoghi comuni. Ricorda inoltre che il gioco lecito nel nostro paese rappresenta il primo contribuente economico dello Stato e da lavoro a oltre 100.000 persone. Ciò nonostante il settore viene tassato doppiamente, sia sui volumi giocati, i 107 miliardi (e non i 18,7 miliardi di spesa), che sugli utili della società.

L’opinione di Spar

Domenico Distante, presidente dell'associazione Sapar, controbatte alle “accuse” del vice premier sostenendo che i provvedimenti governativi, ed in particolare l’aumento del Preu, penalizzano in maniera pesante la categoria dei gestori, “quelli che comprano gli apparecchi da intrattenimento, li installano e fanno assistenza presso gli esercizi, bar, tabacchi, sale bingo, sale gioco e sale scommesse, da non confondere con i concessionari”.

Distante specifica che i provvedimenti del governo Conte potrebbero indurre la chiusura di numerose piccole e medie aziende che creano occupazione e introiti, ma sulle quali pesa una eccessiva ed insostenibile tassazione. “Lei è ancora convinto che la tassazione colpisca i 'concessionari'. Non è affatto vero perché chi subirà drastiche conseguenze saranno i gestori che nulla hanno a che fare con le lobby”, conclude Distante.

Agcai, annullare prelievo sui giocatori

L’Associazione Gestori e Costruttori Apparecchi da Intrattenimento, si rivolge a Di Maio invitandolo ad annullare il prelievo sui giocatori pari a più di 5 miliardi e aumentare le percentuali di vincita fino al 90% sulle Awp inserendo più elementi di intrattenimento e divertimento, diminuendo di gran lunga il costo orario degli apparecchi.

Secondo Agcai l’aumento del Preu andrebbe spostato sulle videolottery (la cui tassazione è ferma al 48%). Il Preu, non è una tassa sulle imprese ma un prelievo sulle giocate dei giocatori.

Vittorio Perrone

Ruolo: Content Manager e Writer
Esperienza: 5+
Specializzazione: Recensioni e news

Giornalista pubblicista poliedrico. Si occupa per Giochidislots della redazione di articoli, report e infografiche sul settore del gioco legale italiano e internazionale. Collabora attivamente anche con il quotidiano online sportivo SpazioNapoli e il magazine Sportcafe24.com

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