Gioco d'azzardo terrestre: Cangianelli (Presidente EGP Fipe) chiede regole chiare per il settore
Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP (Associazione Italiana Esercenti Giochi Pubblici) e Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), in una intervista rilasciata a Open, ha fatto il punto sulla situazione relativa al gioco d'azzardo terrestre, in Italia. Secondo la sua opinione, un settore che, attualmente, dà lavoro a 70.000 lavoratori dipendenti e altrettanti impiegati con altre formule, ha bisogno di maggior stabilità e regole più chiare.
L'intervento di Cangianelli si va a inserire in un contesto di forte difficoltà per l'azzardo, stretto tra le nuove regole sul gioco online che rischiano si riscrivere questo settore e la mancanza di una regolamentazione chiara per quel che riguarda il gioco terrestre.
Il gioco usato come bancomat
Secondo l'opinione di Cangianelli, il gioco d'azzardo in Italia pur garantendo all’Erario un gettito di diversi miliardi di euro l’anno, viene prevalentemente trattato come un problema o viene usato come un bancomat.
Il presidente di EGP Fipe fa anzitutto i conti in tasca all'Erario, stimando in circa 400 milioni i soldi che arriveranno dal comparto terrestre grazie alla proroga delle concessioni. Come, infatti, spiega: «Le risorse dei giochi che finiscono in Manovra sono composte essenzialmente da due contenuti. Uno è la forzosa ed ennesima proroga delle concessioni per bingo, slot e scommesse, l’altro è la stabilizzazione della quarta estrazione del lotto, del Superenalotto e dei giochi correlati».
Cangianelli si scaglia contro questi prelievi, poiché, «gli apparecchi da gioco hanno perso quote di mercato in favore dell’online, quindi si paga di più per qualcosa che vale di meno».
La situazione peggiore, secondo la sua opinione, è dovuta al fatto che non esista una regola nazionale per un settore che genera un gettito erariale da 11 miliardi di euro annui attraverso 5.000 sale per giochi pubblici e 35.000 pubblici esercizi che, come attività secondaria, propongono apparecchi da intrattenimento e raccolta scommesse. La cosa è resa ancora più grave dalla miriade di leggi regionali che finiscono per generare una confusione normativa. Tutto ciò si traduce in una contrazione degli investimenti da parte del settore.
La questione più spinosa è quella legata al cosiddetto distanziometro che è diverso da regione a regione. Secondo Cangianelli questa situazione ha finito per «ingessare il mercato». Il presidente di EGP Fipe si scaglia contro la miopia del Governo perchè «oggi esistono strumenti tecnologici che possono essere molto più utili alla causa rispetto alla distanza, imposta con disposizione degli enti locali, tra una sala giochi e un cimitero».
La questione europea
Cangianelli ha anche parlato della cattiva abitudine italiana di continuare a prorogare le concessioni dei giochi. «Questo governo aveva prorogato già fino a dicembre 2024 le licenze di bingo, centri scommesse e sale slot. Con l’ultima Manovra, i termini dovrebbero essere prorogati di ulteriori due anni, fino al 2026». L'Europa, ricorda Cangianelli, ha bacchettato diverse volte l'Italia su tale questione, ma i vari richiami sono sempre finiti a vuoto.
Adattarsi ai dettami europei, sarebbe una svolta per il settore italiano, anche per spingere gli operatori esteri ad investire nel settore. «Le scadenze iniziali delle concessioni per il bingo erano fissate al 2014, quelle per le scommesse sono scadute nel 2016 e quelle per gli apparecchi di giochi nel 2022. Gli imprenditori di un comparto che va avanti di proroga in proroga non possono fare progettualità».
Per questo Cangianelli si augura che si trovi nel prossimo biennio un accordo tra Stato e Regioni sulle regole di assegnazione dei nuovi bandi e che, l’anno successivo, si celebrino le gare. In questo modo si potrebbe partire dal 2027 con uno schema nomativo chiaro.