Non possiamo parlare di disgelo, ma senza dubbio pare iniziare a cedere il muro eretto dal Governo nei confronti del gioco d’azzardo.
Un faccia a faccia iniziato già in Estate, quando con il Decreto Dignità l’esecutivo Gialloverde aveva sferrato un colpo durissimo al sistema del gioco in Italia, imponendo quel divieto di pubblicità che non ha pari in Europa (Lituania a parte), e che aveva posto al centro dell’attenzione degli operatori internazionali quello che è stato definito “il caso italiano”. Prima ancora dell’intervento del legislatore nazionale, si erano susseguite negli anni una serie di misure a livello di regioni e comuni, vincoli mediante i quali il gioco d’azzardo aveva subito una sorta di messa al bando.
Ora osserviamo che il quadro complessivo, pur ancora inquinato da un atteggiamento ai limiti dell’intimidatorio, possa subire variazioni.
L’INCONTRO – Gli operatori del gioco d’azzardo, vera e propria gallina dalle uova d’oro per il bilancio statale, avevano risposto con fermezza ai divieti del Governo, sollecitando a più riprese un incontro. Anche i Sindacati avevano alzato la voce, convocando una mobilitazione nazionale per far sentire il peso degli oltre centomila occupati che ruotano attorno alla galassia del gioco. Dopo tanto peregrinare, alla fine un incontro c’è stato, direttamente con il ministro Salvini, a cui ha fatto seguito anche una chiacchierata con il ministro Di Maio, il principale artefice delle misure proibizioniste contenute nel Decreto Dignità. Un’inversione di tendenza?
NESSUN AZZARDO – Non esattamente. In realtà, al centro dei colloqui, per altro informali, con i due ministri, c’era principalmente il rapporto tra Governo e mondo delle imprese, che da sole generano circa il 65% del PIL. Si è parlato naturalmente di investimenti, di burocrazia, di export, ma non di come dare impulso al settore del gioco d’azzardo, in cui l’Italia, piaccia o no al Governo, è tra i paesi più all’avanguardia. Tuttavia, non va dimenticato che Sistema Gioco Italia, l’associazione degli operatori del settore, fa parte di Confindustria, così come non va sottaciuto il fatto che molte categorie di imprese, in un modo o nell’altro, hanno un legame con il gioco d’azzardo (basta pensare ai rivenditori). Insomma, benché visto ancora come brutto anatroccolo, o figlio illegittimo, il gioco ha iniziato ad insinuarsi tra le maglie delle imprese italiane, per reclamare il ruolo che spetta ad esso.
IL GIOCO IN ITALIA – Sì, perché quando parliamo di gioco, facciamo riferimento ad una realtà più che consolidata nel nostro paese, a cui guardano con attenzione i principali operatori e investitori in Europa e nel mondo. L’Italia è una delle locomotive nel campo, tanto per diffusione (online e non), quanto per livello di sperimentazione tecnologica (ad esempio, con il Virtual game). Aspetti che, al momento, il Governo tende a sottovalutare, ma che prima o poi sono destinati ad emergere. La ripresa e il rilancio dell’economia della Penisola passa anche per il rilancio del gioco legale, a cui i lacci proibizionisti non fanno che tarpare le ali, a tutto vantaggio degli operatori illeciti.