Il contributo erariale apportato dal comparto del gioco pubblico nelle casse dello Stato durante il 2016 ammonta a dieci miliardi di euro. E’ quanto emerge dalle stime elaborate dalla rete degli operatori ed il cui dato ufficiale verrà diffuso a breve dal Ministero dell'Economia. Si tratta di una cifra da capogiro, che da sola vale oltre un terzo della manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri per il 2017, e di un nuovo primato registrato dal comparto dal momento della sua costituzione ad oggi.Tuttavia l’incremento del fatturato, corrispondente a circa 95 miliardi nel 2016 e conseguentemente, delle entrate erariali, cresciute del 24%, non coincide con una crescita altrettanto cospicua della spesa, (+8%), che dal 2012 ad oggi ha presentato un andamento costante.
Benessere effimero e impoverimento della filiera
Facendo riferimento poi alla contabilità del settore è necessario riportare un ulteriore approfondimento, che riguarda in primis lo Stato e, di conseguenza il governo. Fermarsi alla mera realtà analitica è riduttivo, in quanto questa nasconde un benessere effimero, riferito ai conti pubblici, e uno stato di salute che è solo apparente riferendosi alla filiera. Occorre infatti considerare che le ottime performance di raccolta erariale hanno ottenuto benefici grazie al considerevole aumento dell'imposizione fiscale sugli apparecchi da intrattenimento che rappresentano il segmento più grande del mercato dei giochi, introdotto con la Legge di Stabilità 2016 in base alla quale il prelievo sulle slot è salito di 4,5 punti percentuali e di mezzo punto sulle vlt.
I benefici immediati per lo Stato, si contrappongono perciò ad un impoverimento della filiera, un campanello d’allarme di cui il governo dovrebbe tener conto. Un mercato funziona e gode di buona salute solo se messo nelle condizioni di garantire sufficienti margini alle imprese che operano al suo interno. Tale presupposto rischia di venir meno nel mercato del gioco pubblico considerando i cambiamenti introdotti per legge negli ultimi anni.
Ricordiamo che il cambio di tassazione sugli apparecchi, cui si è accompagnata una revisione del payout, ha comportato investimenti cospicui per i gestori che operano sul mercato in conseguenza del ricambio forzato delle macchine da gioco attive, che dovranno essere ammortizzate nel corso dei prossimi mesi. Questo processo di mercato vedrà in futuro una riduzione delle slot in attività del 30%, già disposta per il prossimo anno e che il governo potrebbe decidere di anticipare a quello in corso.
Dal prossimo anno, inoltre, i gestori dovranno effettuare un nuovo ricambio "forzato" del parco macchine in seguito all'introduzione delle nuove slot 'da remoto'; cambio che verrà realizzato gradualmente ma comunque in fase di recupero degli investimenti già realizzati in questi mesi. Il passaggio si preannuncia già decisamente critico e con ogni probabilità, verrà accompagnato da incentivi o tutele da parte dello Stato a garanzia degli operatori.
La situazione peggiora soprattutto se si ragiona in termini di distribuzione.
Il 2016 si è concluso con un nulla di fatto in tema di riordino del comparto, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso la Conferenza Unificata; il 2017, si presenta come un anno ancora più difficile, in quanto nei mesi a venire verranno certamente a galla tutte le problematiche che il governo è stato incapace di affrontare e di risolvere.
In mancanza di un accordo tra Stato ed Enti locali sarà impossibile effettuare le gare pubbliche volte al rinnovo delle concessioni, considerati anche i problemi politici che questo comporterà soprattutto a livello europeo. Inoltre la mancata offerta da parte dello Stato porterà alla scomparsa del gioco legale e all’inevitabile dilagare di forme di gioco illecite, come d’altra parte la storia ci ha già insegnato.
Il governo, per tutte queste ragioni, non può crogiolarsi solo sul dato erariale conseguito nel 2016, pensando che il settore sia ancora in salute ed in grado di garantire ciò che serve alle casse nazionali. Il futuro del settore non sarà affatto positivo. Basti ricordare che nel mese di maggio scadranno le licenze di gioco attive in Liguria (sulla base della legge regionale mai impugnata dal governo) e queste non potranno essere rinnovate a causa delle restrizioni introdotte dal legislatore locale. Oltre ad un ritorno all’illegalità, sarà inevitabile un impatto diretto sulle performance erariali e non solo sulle imprese che operano nel settore in quelle zone.
Meccanismi simili si innescheranno anche in altri territori portando inevitabilmente alla scomparsa del gioco lecito. Da ciò emerge l’urgenza di un’immediata riforma del settore e di un intervento concreto e risolutore da parte dello Stato. Il benessere apparente dei bilanci statali non può essere considerato come unico parametro di sostenibilità.