Alcuni studi internazionali fanno sorgere dubbi circa l’effettiva efficacia del Decreto Dignità, ormai in vigore da oltre tre anni nella nostra penisola.
Il provvedimento del 2018 aveva introdotto una novità all’epoca senza precedenti in Europa: il divieto assoluto di pubblicizzazione di gioco d’azzardo e scommesse.
Su queste pagine ci eravamo già interrogati su quali sarebbero stati i risvolti di un divieto totale e trasversale a gioco legale e illegale, nonché avevamo analizzato i primi segnali del mercato qualche tempo dopo l’entrata in vigore dei primi provvedimenti.
Nonostante siano trascorsi anni, l’argomento rimane uno dei più caldi, ed è stato trattato nell’ultimo numero del magazine di pressgiochi.it. Il dubbio principale è che il bando totale delle pubblicità contribuisca a fomentare quell’aleatorietà e quella confusione che già tipicamente affliggono questo comparto. Il rischio maggiore, in questi termini, che riguarda sia il gioco fisico sia quello online, ma con una maggiore percentuale di rischio per quest’ultimo, è che l’assenza di una netta demarcazione fra i casinò online AAMS/ADM sicuri e quelli invece illegali porti a confondere gli utenti, ponendoli in una situazione di svantaggio.
Che vi fosse la necessità di regolamentare la diffusione delle sponsorizzazioni, che si stavano allargando a macchia d’olio, è certamente comprensibile, ci si continua tuttavia a chiedere se la decisione intrapresa per arginare questo fenomeno sia quella effettivamente più valida.
Dati alla mano, il giocato è comunque in crescita
Non potendo attingere ai dati del biennio 2020/2021, influenzato dalle alterazioni portate dalla pandemia, si può prendere come riferimento la coppia d’anni precedente: nel 2018/2019 c’è stata una crescita sul giocato, da 106,8 mld a 110,5 mld. Tuttavia, non risulta alcuna diminuzione del numero di giocatori patologici e a rischio: a inizio 2022 erano 1,3 milioni gli italiani censiti come giocatori patologici, 12.000 dei quali in cura sotto il profilo medico e psicologico.
Pareri contrastanti circa l’influenza della pubblicità sulle ludopatie
Per poter comprendere l’effettiva efficacia della normativa introdotta nel nostro Paese - poi presa a modello da altri Paesi, come la Spagna - possono venirci in aiuto alcuni dati esteri. Per Binde, ricercatore svedese, ha pubblicato diversi studi che presentano teorie contrastanti, a seconda degli anni in cui sono stati sviluppati: mentre nel 2014 gli esiti delle sue ricerche attestavano che non vi fosse correlazione fra l’advertising e l’aumento del gioco d’azzardo, nel 2019 ha concluso che la pubblicità del gioco d’azzardo possa incidere negativamente sui giocatori problematici.
L’argomento è stato trattato anche alla Camera dei Lord britannica, dove si è dibattuto circa l’impatto sociale ed economico del gioco d’azzardo: il Comitato dell’industria di settore, pur descrivendo la propria conclusione come contro-intuitiva, in assenza di dati disponibili, ha riportato di non aver trovato prove e ricerche che convalidino la sussistenza di un rapporto causale fra pubblicità e ludopatie.
Studi condotti nel 2021 dalla Gambling Commission hanno rilevato come il 34% degli scommettitori ammetta di esser stato influenzato dalla pubblicità, mentre il 16% abbia aumentato la spesa grazie alla sponsorizzazione; la percentuale di persone che si sarebbero avvicinate al gambling grazie agli sponsor sarebbe pari al 13%.
In generale, trasversalmente anche ad altri Paesi europei, sono stati effettuati studi e sondaggi, i cui risultati non sono però determinanti, né assimilabili fra loro, a causa dell’eterogeneità dei metodi utilizzati, che li rendono incomparabili.
E in Italia?
Riatterrando sul suolo italico, nonostante gli innumerevoli accertamenti condotti da università, centri di studi, enti e associazioni in merito ai vari provvedimenti intrapresi nel campo del gioco pubblico, non si trova una vera e propria indagine sull’applicazione del Decreto Dignità. Che sarebbe, invece, un’utile cartina tornasole per verificare se sia stata intrapresa una strada giusta oppure se si sia smarrito il sentiero.
Intervistando i cittadini, l’Osservatorio sul gioco pubblico 2020-2022 ha riscontrato come questi percepiscano il pericolo derivante da illegalità e ludopatie, ritenendo però insufficienti le misure governative intraprese in proposito. Pur non riguardando precipuamente gli effetti del Decreto Legge 87 del 2018, questo studio evidenzia come gli italiani intervistati, non ritenendo adeguate le normative attualmente vigenti, includano in tale inefficienza anche quella oggetto di approfondimento.
Gli studi in questione evidenziano sempre come la chiave di lettura non debba essere quella del proibizionismo, quanto quella del consolidamento del comparto del gioco pubblico, come lotta alle patologie e all’illegalità. Pareri autorevoli che non vengono però condivisi da buona parte della classe politica, che sembra non riuscire a trovare un bilanciamento fra la necessità di soddisfare una richiesta di una grande fetta di italiani e quella di arginare la componente più pericolosa di quella stessa richiesta.