Gioco d’azzardo illegale in rapida ascesa in Europa, in Italia i ricavi del mercato nero corrispondono al 23% delle giocate
Il gioco illegale è in rapida crescita. Tale incremento è stato incoraggiato dalle restrizioni obbligate dalla pandemia, ma anche da quelle imposte dai vari paesi europei agli operatori regolamentati nel tentativo di gestire meglio il settore del gioco. A questo proposito, il Betting and Gaming Council ha commissionato una ricerca alla PriceWaterhouseCoopers, dalla quale sono emersi dati che fanno riflettere e talvolta preoccupare.
In Italia il 23% delle giocate provengono dal mercato illegale
I dati relativi al mercato nero nel Regno Unito hanno mostrato un incremento importante, proprio quando il governo si accinge a finalizzare il lavoro sulla Gambling Review. I giocatori britannici che usufruiscono del gioco illegale ed accedono a siti senza licenza, sono raddoppiati in soli due anni: si è passati da 220.000 utenti a 460.000. L’importo puntato è di miliardi di sterline.
In Norvegia il governo ha introdotto un monopolio statale per tutti i giochi, restrizioni sulle puntate e pesanti divieti della pubblicità. Tali restrizioni hanno portato ad una crescita del gioco illegale che rappresenta il 66% di tutte le giocate prese in esame.
In Francia il dato è leggermente più basso, il mercato nero conta il 57% delle scommesse efffettuate in un sistema dove anche i giochi facenti parte dei casinò online sono monopolio statale.
In Italia la pubblicità del gioco è stata completamente vietata dopo l’entrata in vigore del Decreto Dignità e, anche qui, si attesta un dilagare del gioco illegale che sfiora il 23% dei soldi scommessi nel paese, nonostante il costante impegno per arginare il fenomeno da parte dei casino online sicuri in Italia.
Marcello Minenna, direttore generale di Adm, ha dichiarato che il giro d’affari del gioco illegale in Italia ammonterebbe a circa 20 miliardi di euro, con un conseguente danno per il fisco di 4 miliardi di euro.
In Spagna, il regio decreto del 2020, ha sancito il divieto quasi totale della pubblicità del gioco d’azzardo. Il provvedimento ha causato enormi problemi ai giocatori, che tutto ad un tratto si sono ritrovati senza punti di riferimento legali e, dunque, in balia delle piattaforme illegali, che ad oggi rappresentano il 20% di tutte le scommesse effettuate.
Situazione simile in Danimarca, dove dal 2020 sono state imposte delle restrizioni agli operatori legali che offrono ai propri clienti bonus sotto forma di premi fedeltà. Il provvedimento ha portato all’aumento del gioco illegale di circa il 9%.
Un recente sondaggio nazionale condotto in Svezia ha rilevato che il 38% dei giocatori che avevano deciso di autoescludersi da piattaforme legali, possono ancora scommettere online con operatori senza licenza, eludendo qualsiasi misura di protezione dei giocatori.
Misure mirate anziché globali prevengono la migrazione verso l’illegale
A conclusione del rapporto è stato constatato che il Regno Unito ha un mercato del gioco d’azzardo online più aperto, per il quale è stata registrata una quota di mercato senza licenza inferiore alla media europea.
Uno studio condotto dalla Gambling Commission ha rilevato a tal proposito che i tassi di gioco d’azzardo problematico nel Regno Unito sono diminuiti dello 0,3%, dimostrando l’efficacia della recente introduzione di misure di gioco più sicure. In confronto, la Norvegia ha un tasso dell’1,4%, mentre per la Francia è stato stimato un tasso dell’1,6%; nel 2014 il tasso era dello 0,8%. Il repentino aumento del gioco illegale ha comportato il raddoppio dei ricavi del mercato nero in Francia a partire dal 2015. Situazione più importante in Norvegia, dove i ricavi illegali sono triplicati dal 2010.
La ricerca ha riscontrato un forte legame tra le rigide normative imposte e la migrazione verso il gioco illegale. A tal proposito il Betting and Gaming Council propone di evitare misure globali, che potrebbero peggiorare la problematica, spingendo sempre più giocatori verso le piattaforme senza licenza. Una soluzione efficace sarebbe quella di imporre misure mirate a protezione dei giocatori più vulnerabili.