Il referendum sulla Costituzione ha sancito la “fine dei giochi” per il governo Renzi, ma le dimissioni dell’ex sindaco di Firenze riportano in discussione anche tutto il lavoro e le proposte sul mondo dei giochi. L’uscita di scena di Matteo Renzi e le sue promesse di cambiamento - anche relative al gambling - di fatto non mantenute hanno provocato un’instabilità generale. Lo stesso accade al comparto giochi, dove per l’ennesima volta a ridosso di un riordino che avrebbe segnato una svolta non indifferente.
Il piano di riordino proposto dal Governo in Conferenza Unificata aveva in ogni caso aveva sollevato un polverone da parte degli addetti ai lavori, ed è per questo che molti avranno accolto in maniera positiva l’esito del referendum. A prescindere, però, dall’esito della tornata referendaria, è pressoché scontato affermare che il settore giochi necessiti di un riordino, sia per regolamentare al meglio l’offerta e le competenze degli enti che per rispondere in maniera forte alle critiche relative alla ludopatia dilagante.
In un momento in cui era lo stesso settore a richiedere un intervento, è arrivato il colpo di scena che rischia di cancellare progressi e proposte, per non parlare delle trattative svolte a margine della Conferenza Unificata. Ora il settore giochi si ritrova da solo al tavolo per discutere del proprio futuro, quanto meno finché non ci sarà un governo.
Il futuro dell’Italia e del settore giochi passa ora nelle mani del presidente della Repubblica, che a breve proverà a formare un governo tecnico-politico al fine di arrivare con una certa stabilità allo scoglio della legge elettorale.
Gli scenari sono molteplici: governo istituzionale guidato da Del Rio o da Grasso, o un governo tecnico, con le redini momentaneamente affidate a Padoan. Davvero impensabile l’ipotesi del Renzi-bis, ma per sbrogliare il nodo relativo alla legge elettorale, e quindi prima di chiamare nuovamente gli italiani alle urne, sarà necessario attendere ancora, e di conseguenza dovrà attendere anche il mondo dei giochi. Nonostante la missione del nuovo governo sarà quella di ultimare quanto già avviato durante la gestione-Renzi, è chiaro che in poco più di un anno non sarà possibile agire su tutti i punti, e il settore giochi con ogni probabilità subirà un nuovo stallo.
L’attuale segretario del Pd aveva già in cantiere un emendamento sul mercato dei giochi, che a breve sarebbe stato presentato in Senato dopo l’accordo con comuni, regioni e aree metropolitane, ma questa ipotesi si allontana di ora in ora. Le forze politiche hanno approvato il testo attuale della Legge per provare a regalare qualche istante di stabilità all’Italia e per dare fiducia ai mercati internazionali: è probabile che già si pensi a qualche piccola variante, ma nulla lascia pensare che tra le priorità del prossimo governo ci sarà il settore dei Giochi.
Questa situazione che mescola incertezza ad un latente immobilismo non facilita il compito di uno dei settori trainanti dell’economia italiana e fondamentale anche per le casse erariali. Che avrebbe bisogno di una regolamentazione completa e definitiva, che chiarisca i compiti e fughi ogni dubbio. I tempi non sono più ristretti, come invece paventavano i detrattori della riforma, e si potrà pensare con più calma alle modalità di una riforma che resta certo necessaria e fondamentale per costruire il futuro del settore giochi, ma non è prioritario rispetto agli altri nodi di un’Italia sempre più incerta.