Fa discutere la legge di bilancio 2025 presentata dal governo italiano che prevede un prelievo fiscale dello 0,5% sui ricavi lordi delle scommesse online. Forte sostenitore di questa riforma è il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, nei cui piani il prelievo fiscale servirebbe per finanziare la ristrutturazione degli stadi e altre infrastrutture sportive. L'erario stima in 350 milioni di euro i soldi che dovrebbero rientrare, ma la nuova tassa ha scatenato l'ira degli operatori di settore che si vedono nuovamente vessati e ipotizzano anche un forte rischio di migrazione dei giocatori dall'offerta legale a quella illegale.
Una tassa che non piace a nessuno
Nei piani del Governo, la nuova tassa sarebbe una tassa di scopo, ovvero avrebbe lo scopo di migliorare le infrastrutture sportive. Tuttavia, le piccole aziende si stanno facendo i conti in tasca. I costi elevati della licenza e la nuova tassa fanno infatti lievitare i costi di gestione e mettono a rischio la sostenibilità economica delle aziende. Di fatto quindi, diversi operatori potrebbero rinunciare a partecipare al bando per la concessione, riducendo ulteriormente l'offerta di gioco. La conseguenza maggiore di questa ritirata sarebbe un mercato di gioco meno competitivo, con una riduzione dell'offerta di gioco e dei bonus. Tutto ciò potrebbe portare i giocatori a scegliere un'offerta più competitiva, ma fuori dal circuito legale.
Il parere di Moreno Marasco (LOGiCO)
Moreno Marasco, presidente di LOGiCO, ha espresso il suo parere negativo sulla nuova tassa che il Governo sta mettendo in cantiere: «Siamo contrariati rispetto a questa iniziativa che non trova alcuna giustificazione». Marasco sottolinea le difficoltà che il settore dell'azzardo si troverà ad affrontare dal prossimo anno, come «un bando di gara che prevede un costo di concessione del valore di 7 milioni di euro, un aumento di 35 volte rispetto ai valori precedenti, che di per sé comporterà una riduzione importante del numero dei concessionari del gioco a distanza». Proprio per questo motivo, il presidente di LOGiCO si dice preoccupato da questo ulteriore aggravio fiscale che rischia di ridurre ulteriormente l'offerta di gioco.
Marasco ha anche affrontato l'argomento relativo allo scopo della tassa, ovvero il finanziamento del calcio. «Se il calcio va finanziato il modo migliore per farlo consiste nel restituire legittimità alle sponsorizzazioni sportive, bloccate dallo scellerato divieto inserito nel decreto dignità del 2018. Le aziende del settore devono poter render visibili i propri marchi, con iniziative di comunicazione responsabili, superando divieto di pubblicità e sponsorizzazioni».
Il dibattito di Atreju
Ad Atreju, durante la festa giovanile della destra italiana organizzato, a Roma, da Fratelli d’Italia, sono intervenuti, oltre al Ministro dello Sport, Abodi, i presidenti di Milan e Torino, Paolo Scaroni e Urbano Cairo. Una delle materie di discussione è stato proprio il divieto di pubblicità.
Cairo ha affermato che «Il mondo del calcio presenta uno sbilancio tra costi e ricavi molto importante. In Italia si è perso mediamente un miliardo l’anno negli ultimi 5 anni, complice anche il Covid, che ha dato una botta tremenda al settore». Il presidente del Torino ed editore di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport ha poi lanciato un grido d'allarme: «L’unico settore che in Italia non beneficia del decreto Crescita è il calcio: perché non è consentito ai calciatori e agli allenatori, che vengono dall’estero, di ottenere i vantaggi fiscali di cui godono gli altri lavoratori? Mi sembra che si possano porre dei profili di incostituzionalità».
Contro il Decreto Dignità si è schierato anche Scaroni, affermando di non capire il motivo per cui il calcio non possa prendere parte alle entrate sulle scommesse.
I due presidenti hanno trovato la sponda di Abodi che è intervenuto affermando che «la pubblicità distingue il legale dall’illegale e consente di lavorare sulla necessaria educazione ed è un primo segnale di europeizzarci. L’impegno è in tempo breve quello del ritorno al ripristino della pubblicità del betting che sia anche educativa».
L'abolizione del Decreto Dignità tiene banco da tempo, ma finora nulla è stato fatto in questo senso. Gli operatori sperano che il prossimo sia l'anno buono per una riforma che non può più attendere.