Le nuove misure proibizionistiche stanno rallentando la crescita del gambling. Ecco il racconto dei lavoratori.
È scattato l’allarme per le casse dello Stato e per le imprese. E le sirene arrivano direttamente dalla rete del gambling nazionale. I dati appena resi noti dai maggiori organi di informazione specializzata segnalano un autentico tracollo della raccolta all'interno delle sale da gioco italiane.
Questi primi mesi del 2020, infatti, hanno fatto registrare un segno negativo molto forte, come diretta conseguenza dell’entrata in vigore delle nuove norme che stanno mettendo letteralmente in ginocchio le attività degli operatori autorizzati del settore.
Gran parte del problema deriva innanzitutto dall'obbligo di identificazione dei giocatori attraverso la lettura della tessera sanitaria, una misura particolarmente invisa a giocatori e operatori, che in abbinamento alla “Win Tax”, ovvero la tassazione sulle vincite introdotta qualche anno fa e drasticamente inasprita dalla Manovra economica per il 2020, ha portato la raccolta erariale a picchi di meno 40%. Disservizi causati da una norma che dovrebbe identificare il giocatore in maniera elettronica per verificarne l’età ma attivi all'interno di luoghi, sale o edifici che già di per sé sono vietate ai minori.
Gli addetti ai lavori, inoltre, raccontano come i giocatori che non vogliono o non possono giocare all'interno delle sale perché non hanno una tessera sanitaria o non la vogliono utilizzare, non fanno altro che cambiare la destinazione del loro investimento scegliendo un’altra forma di gioco. Molto spesso scegliendo l’illegale. Ecco perché la raccolta viene messa a rischio dalle nuove forme: c’è chi non gioca più, chi continua a giocare su canali meno sicuri e meno controllati.
Stando alle ultime proiezioni di gioconews.it, nei prossimi giorni le reti dei principiali concessionari italiani dovrebbero far risultare un segno meno ulteriore del 34%. Ma aldilà dei numeri, delle statistiche e dei dati, è la vita di tutti i giorni a dare uno spaccato, spesso negativo, sulla situazione. Come le parole di Roberto, gestore di una catena di sale nel Nord Italia, che racconta l’assurdità del momento che si sta vivendo: “Tanti giocatori di nazionalità diversa da quella italiana, tra turisti o altro, non sono in possesso di una tessera sanitaria rilasciata dal nostro Paese, oppure non ancora, e non possono quindi giocare”. Soldi a cui lo Stato, in prima battuta, deve rinunciare. Ma altri problemi si verificano dopo la messa in pratica delle nuove leggi: “In questi giorni ci capita ormai sistematicamente di doverci mettere a rintracciare dei giocatori che dimenticano la propria tessera all'interno delle macchine da gioco, aumentando così la complessità di gestione di una sala e creando notevoli imbarazzi nel nostro personale, visto la delicatezza, in termini di privacy, di mettersi a rintracciare un giocatore”.
Ma sono le parole di Matteo, titolare di una sala a Roma, a raccontare l’assurdità della manovra: “Con queste misure vogliono allontanare i giocatori dall’azzardo. Ma chi non può giocare qui sceglie un’altra forma di gioco, una sala scommesse, una ricevitoria o un tabaccaio. Di certo quei giocatori non abbandonano una sala Vlt per andare in una biblioteca o all'oratorio”.