Nuovo contratto, stessa storia: il punto 22 del contratto di governo fa discutere tutto il mondo del gioco d’azzardo
Arriva, infatti, un nuovo scenario con la versione definitiva del programma di Governo stilato per la nuova alleanza tra PD e M5S. Il riferimento al gioco, che mancava nella prima bozza d’accordo, è tornato puntuale. E c’era da aspettarselo.
Dopo la crisi di governo post Papeete, con Matteo Salvini che si è incartato rimanendo vittima del suo stesso gioco, se gioco può essere definito il destino di un paese come l’Italia, oggi c’è un nuovo esecutivo, guidato da MoVimento 5 Stelle e PD. Il solito patto di governo, un bis di quanto già accadde a metà 2018, dopo le elezioni di marzo. Stavolta, i punti, non sono più 26 ma 29 e sono oramai ufficiali, siglati sia dal PD sia dal M5S, che li ha fortemente voluti.
La pressione sul gioco d'azzardo torna prepotente
La pressione sul gioco d’azzardo torna prepotente, come da ipotesi date le pressioni grilline sul tema gambling, contro cui Di Maio ed i suoi hanno intrapreso una vera e propria crociata. Il riferimento al gioco arriva al 22esimo punto dell’accordo, quello che cioè è dedicato alla tutela dei beni pubblici. Rispetto al riferimento generico già reso noto, e composto da 20 punti, Di Maio ha voluto ribadire con veemenza che “l’azione al contrasto del gioco d’azzardo patologico” resta una priorità. Senza riferimento alcuno, per ora, a riduzioni, exit strategy, abolizioni. Insomma senza gli assurdi, e cupi scenari del Decreto Dignità, oggi definitivamente legge.
Punto 22 Contratto di governo: Critiche e polemiche
Come già avvenne per il contestatissimo articolo 9 del Decreto Dignità, anche in questo caso non sono mancate critiche e polemiche. A cominciare dalle associazioni di scommesse, casinò e bingo, che hanno auspicato quanto prima un ritorno ad una situazione normale per tutta l’industria. Una normalità che comprenda un riordino del settore, una legge delega, una apertura a gare per le scommesse sportive e per i bingo, tutti punti su cui gran parte dell’industria chiede attenzione al nuovo governo.
Il numero uno di Federbingo, Italo Marcotti, ha commentato sul punto 22 del Governo come segue: "Il tema del gioco d'azzardo rimane una delle attenzioni del Governo italiano. La novità più rilevante è l'aggiunta del termine 'patologico' a quella che era più genericamente definita 'lotta al gioco d'azzardo. Mi auguro che ci sia finalmente una presa di consapevolezza che il gioco con vincita in denaro non sia un'attività ludica da combattere tout court ma semmai è da contrastare la distorsione che sfocia nella dipendenza patologica con ricadute drammatiche per l'affetto e la propria famiglia. La filiera del gioco legale è un presidio di legalità, svolge un'attività normata capace di produrre occupazione, gettito erariale e contrasto alle mafie. Auspico che il nuovo Governo sappia mitigare le derive proibizionistiche insite in una parte della Maggioranza e che attraverso un percorso di revisione possa proporre al mercato un modello di raccolta di gioco moderno, caratterizzato dall'utilizzo di avanzati ed informatizzati sistemi di controllo a contrasto delle dipendenze e dell'attività malavitosa. Attendiamo di conoscere il nominativo di chi riceverà la delega di governare il settore dei giochi per comprendere quale potrà essere l'approccio di lavoro dei prossimi anni. Ho sempre sostenuto che il vero contrasto al Gap si attua promuovendo una cultura del gioco, capace di far comprendere alle nuove generazioni i pericoli insiti nell'abuso. Il proibizionismo attuato con l'applicazione del distanziometro e delle limitazioni orarie della raccolta sono l'emblema del fallimento sotto il profilo culturale della nostra società. Una comunità che non sa educare, vieta, nella speranza di poter limitare un fenomeno.La storia ci insegna che il proibizionismo è solo un grande favore alle mafie ed alla malavita in senso generale".
Ai microfoni dei colleghi di Gioconews.it, invece, Stefano Sbordoni, legale esperto di gaming, ha voluto dire la sua sul punto 22, già celebre e critico.
"Sull'insediamento del nuovo Governo e sul punto programmatico che fa riferimento al gioco, la prima cosa che mi viene in mente è che in una situazione socio-economica così critica ci sarebbero anche altre cose da affrontare. Chiunque sia del settore sa bene l'importanza del contrasto al gioco d'azzardo patologico ma ci sono temi da affrontare con urgenza che invece vengono trascurati dai governi e mi auguro che il nuovo ponga la giusta attenzione a ciò che chiedono gli operatori AAMS e le associazioni di gioco. Confido nella saggezza e nelle competenze di chi governerà il nostro Paese. La riforma del settore e lo sblocco delle gare per le scommesse e il bingo sono le grandi priorità. Sono dell'avviso che se il settore è controverso per sua natura, ci si deve lavorare seriamente, evitando troppe chiacchiere e propaganda ai danni dei lavoratori. Questa è la buona politica di buon governo".
Ha parlato anche Raffaele Palmieri, presidente di AssoSicon, il sindacato delle concessionarie di betting: “Il centro della questione, con il vecchio governo, era il gioco d'azzardo patologico ma quello che noi chiediamo da tempo ormai è che si faccia una legge delega nazionale che unifichi Comuni e Regioni. Serve, appunto, un comun denominatore che normi i territori in tema di gioco per poter tornare alla normalità, per poter rilanciare un settore in crisi, per poter dare un futuro ai lavoratori, per poter uscire dall'incertezza e che possa mettere la parola fine a tutte queste diatribe. Cercare facili consensi in politica demonizzando un settore legale non è la strada giusta per trovare soluzioni condivise e soprattutto per limitare il rischio d'impresa".
"Non so ancora quello che farà il nuovo Governo - ha detto Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016 - ritengo però che la nuova compagine politica debba dotare il Paese di un nuovo Codice dei giochi (sul quale ci stava lavorando l'ex sottosegretario all'Economia e alle Finaze, Pier Paolo Baretta e che poi è stato poi stoppato), affinché il settore caratterizzato da un forte sviluppo, abbia nuove regole. Ma lo Stato per poter controllare e dotarsi di un quadro normativo che funzioni, deve interfacciarsi con i punti vendita e non solo con le grandi concessionarie, in quanto sono solamente le piccole e medie imprese che sanno cosa serve e cosa no al giocatore. Le nuove regole devono partire proprio da chi è a diretto contatto con il singolo cliente. Il Governo, se vuole fare una cosa fatta bene e non solo di convenienza economica ma di competenza, deve ascoltare i punti vendita. Il nuovo Codice dei giochi deve, quindi, nascere dal basso e non dall'alto".