Il Dipartimento di Scienze Cliniche e Medicina Traslazionale dell’Università di Tor Vergata ha tenuto di recente un forum dal titolo emblematico: “Registro Unico degli esclusi per il settore gioco pubblico in Italia, dallo strumento alla strategia”, da cui è emerso con piena urgenza la necessità di una unione di intenti e di vedute a livello europeo, mettendo da parte l’atavica stagnazione normativa che attanaglia ogni paese dell’Unione Europea.
Un forum incentrato sulla ricerca e l’approfondimento sullo strumento del Registro Unico delle Esclusioni, un metodo già largamente utilizzato in Italia limitatamente ai casinò online e alle scommesse sportive. La ricerca, intanto, ha avuto come obiettivo quello di ricercare la giusta connessione – necessaria – tra autodeterminazione, Stato e libertà di iniziativa economica in particolare nel settore dei contratti di gioco, andando ad individuare le basi congeniali a livello giuridico per introdurre adeguate strategie operative a garanzia dell’azione dei protagonisti interessati al tema.
Lo strumento dell’esclusione dal gioco d’altronde non è solo italiano ma trova impiego internazionale in Belgio, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e luoghi degli USA come l’Arizona. Tutti con finalità diverse ed una modalità di funzionamento non uguale in tutte le latitudini. Da qui la necessità di una regolazione dello strumento meno diversificata e frammentata di quanto non sia oggi. Le organizzazioni diverse a livello geografico compromettono la validità dello strumento stesso. Anche perché nel tempo è cambiato il ruolo del giocatore, oggi assolutamente centrale. Da qui la necessità di utilizzare anche altri strumenti, uno su tutti quello del marketing socialmente responsabile, che può orientare il comportamento del consumatore-giocatore tramite un processo di consapevolezza e sviluppo di strategie di gioco responsabili
Uno strumento che deve diventare strategia, partendo da un metodo e da un approccio: l’autoesclusione dal gioco pertanto dovrebbe basarsi su un sistema che sia indipendente dalle tipologie di gioco, mediante approcci maggiormente rilevanti per il concetto di responsabilità e che comprendano tutti gli attori di una filiera, quella del gioco, che si compone di tante anime. Partendo dal presupposto che l’autoesclusione del giocatore è un’azione del giocatore stesso. Ma si deve in ogni modo evitare questa logica individuale dello strumento. Dovrebbe e potrebbe diventare mission per tutti. La necessità, a quanto pare, e da quanto emerge dal tavolo di ricerca, è una soluzione unanime, normativa e non, che includa però tutti gli Stati che aderiscono ad un certo sistema di gioco. Utilizzando strumenti semplificati ma proattivi ed intercettativi di qualsivoglia forma di disagio patologico o problematico. Senza dimenticare l’informazione, fondamentale in tutti gli enti ed istituti.
Una visione del genere, che intenda cioè l’autoesclusione dal gioco come strategia e non come strumento, nel contesto italiano inserirebbe una serie di novità: anzitutto un framework normativo e regolatorio per definire i principali aspetti della strategia; l’immediata realizzazione di un Registro Unico Esclusi che comprenda tutto il settore del gioco, senza più distinguere tra online ed offline; l’individuazione di ruolo della comunicazione e dell’informazione al consumatore, al giocatore, ai familiari, ai portatori di altri interesse.
Il framework normativo porterebbe la previsione di un registro come si diceva, anche due modalità di iscrizione/accesso, l’una l’autoesclusione, l’altra l’eteroesclusione. Ma anche l’applicazione di un sistema di auto ed eterodiretta esclusione da ambedue i canali di gioco, la previsione dell’iscrizione de iure di alcune categorie come i soggetti in sovraindebitamento o patologici ma anche una previsione di durata del periodo di esclusione dal gioco, anche indeterminata o delle relative modalità di revoca se ritenute applicabili.
Per la comunicazione utile sarebbe individuare forme di pubblicità e comunicazioni dello strumento dell’esclusione nell’ambito del vigente quadro normativo. Relativamente all’eteroesclusione dal gioco c’è la necessità di realizzare strumenti semplici ma proattivi e intercettativi di forme di disagio patologico e problematico che amplino la tutela preventiva del giocatore e dell’ordine pubblico mediante procedura snelle ed anonime di eterosegnalazione.
Sono tutti piccoli dettagli che migliorerebbero le condizioni di gioco e che andrebbero sensibilmente a rendere più sicuri gli ambienti non solo online, comunque protetti e vigilati, ma anche quelli fisici. In un’ottica di multicanalità che non è solo digitale ma anche e soprattutto fisica.