La risoluzione sul calcio, approvata recentemente dalla Commissione Cultura del Senato ha scatenato una discussione politica. Il Movimento Cinque Stelle, che aveva dato vita al cosiddetto Decreto Dignità, ha contestato subito in aula la risoluzione. Luca Pirondini, senatore pentastellato ha attaccato il governo e la premier Giorgia Meloni su tale tematica: «Questa maggioranza pensa a impoverire ancora di più gli italiani promuovendo il gioco d’azzardo. Oggi in commissione Cultura hanno votato una marchetta alla lobby delle scommesse e ai club multimilionari di serie A, nonostante ci sia chi, come la Caritas, che ha messo nero su bianco che l’azzardo brucia circa 85 miliardi di euro per le famiglie italiane».
Sull'argomento è intervenuto anche il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, uno dei promotori della risoluzione.
Il pensiero di Abodi
Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha espresso il suo parere sulla risoluzione della riforma del calcio, approvata dalla Commissione Cultura del Senato. Per cercare di fare chiarezza, il Ministro ha anzitutto ribadito il suo essere super partes rispetto alla vicenda, respingendo l'idea serpeggiante che la sua opinione sull'argomento fosse dovuto a logiche di interessi di terzi.
Il Ministro ha poi voluto soffermarsi sul concetto di ludopatia e sul suo rapporto con la pubblicità. Pur riconoscendo che il gioco d’azzardo patologico sia un fenomeno sociale degenerativo, Abodi ci ha tenuto a sottolineare come il ripristino della pubblicità per gli operatori legali permetterebbe di tracciare meglio il gioco. Di fatto, secondo la sua visione, si creerebbe un discrimine più netto tra mercato legale e illegale.
Abodi ha poi espresso un altro concetto importante, quello del diritto alla scommessa. Secondo il Ministro, poiché gli organizzatori degli eventi sportivi sostengono il peso dell’organizzazione senza riceverne alcun beneficio dalle scommesse che si effettuano, è giusto riconoscere loro un incentivo economico che possa essere investito nel sociale e nelle infrastrutture sportive, ampliando così la valenza di questa misura.
Le dichiarazioni di Marceschi
Paolo Marceschi, senatore di Forza Italia e relatore della risoluzione sulla riforma del calcio italiano, nel corso del suo intervento in Senato ha voluto ribadire che tale risoluzione è nata dalla necessità di venire incontro alle «difficoltà del settore, che ha un impatto sociale ed economico notevole, e che negli ultimi tempi ha evidenziato molte criticità, tra cui le perdite economiche di oltre 4 miliardi».
Il senatore ha poi sottolineato come questa iniziativa vada vista come l'intenzione di costruire «un buon rapporto tra la politica e il settore, che questo governo ritiene degno di attenzione. Con l’approvazione di questo atto, abbiamo trattato punti fondamentali, tra cui la necessità di rinnovare le infrastrutture. I nostri stadi sono inadeguati rispetto ad altri paesi, e il rinnovo è urgente, anche in vista di Euro 2032».
Marceschi ha poi parlato del pericolo ludopatia. Il senatore ha ribadito che il Governo intende combattere tale fenomeno attraverso «misure per contrastare quella che è una piaga terribile, ossia le scommesse. Però noi, che siamo legislatori, dobbiamo prendere atto di ciò che ha funzionato e di ciò che non ha funzionato». Il Decreto Dignità, ha ribadito Marceschi «non ha solo fallito nel ridurre la ludopatia, ma ha persino prodotto un incremento delle scommesse clandestine. Infatti, la differenza tra gli scommettitori legali, ossia quelli che hanno ottenuto concessioni statali e che pagano contributi previdenziali e tasse che vanno direttamente a beneficio dello Stato, e quelli illegali, è stata trascurata dai governi precedenti, che non hanno mai pensato di eliminarla».
Al contrario, secondo il Senatore, le scommesse legali non lasciano alcun contributo diretto al settore del calcio. «Per questo motivo, abbiamo proposto di reintegrare un sistema simile a quello che un tempo esisteva con la “quota totocalcio”, quando una parte delle entrate provenienti dalle scommesse andava al CONI e agli organizzatori degli eventi», ha concluso Marceschi.
Senza dubbio, tale argomento è destinato comunque a generare altre polemiche, ma il Governo è deciso a perseguire la sua strada.