La riforma di Riordino del gioco online continua a far discutere. Nei prossimi giorni le commissioni Finanze di Camera e Senato dovranno esprimere il proprio parere al Governo sul testo elaborato. Intanto sono partite le audizioni di alcune delle principali associazioni di rappresentanza del gioco pubblico tenutesi al Senato. Tali audizioni si terranno anche alla Camera, cosa inizialmente non prevista.
Il testo iniziale ha fatto storcere il naso a molti addetti ai lavori che non giudicano idonee le riforme previste, anche in virtù del fatto che con tale DDL si miri solo a riformare il settore online, tagliando fuori quello terrestre che, da tempo chiede una legge ad hoc.
La memoria delle associazioni Acadi, Egp-Fipe e Sapar
Secondo la memoria presentata congiuntamente dalle associazioni Acadi, Egp-Fipe e Sapar «Sarebbe auspicabile che il riordino riguardasse contemporaneamente l’intero comparto nella sua interezza: on line, fisico e fiscalità, in modo da poter avere un quadro unico di riferimento che consentisse ad ogni verticale di gioco di avere pari dignità e spazio competitivo».
La richiesta parte da una considerazione relativa il settore dell'azzardo, ovvero che la «regolamentazione dei giochi in denaro ('pubblici') ha garantito, da oltre 20 anni, controllo dell’ampia parte dell'offerta da parte dello Stato, preservando la legalità, sperimentando politiche di prevenzione delle dipendenze e del gioco minorile e sviluppando un'economia emersa ed osservata nel 2023 delle dimensioni di circa 20 miliardi di euro annui (oltre 12 all'erario)».
La memoria sopracitata va di pari passo con quelle di altre associazioni.
Le obiezioni di LOGICO
LOGICO ( Lega operatori di gioco su canale online) ha presentato una memoria in cui si contesta soprattutto la «contrarietà in merito al significativo incremento del costo unitario della concessione a 7 milioni di euro». L'associazione ha anche sottolineato come la proposta attuale rappresenti una mancata opportunità di innovazione del settore. Ciò che viene maggiormente contestato è che con i costi delle concessioni pensati dal Governo (35 volte superiori a quelli del 2018) si vada contro il principio della libera concorrenza, poiché, secondo una stima, solo 20 delle attuali 93 concessionarie parteciperebbero al bando, limitando il numero dei casinò online italiani con regolare licenza e dei bookmakers attivi nel nostro paese
Inoltre, viene puntualizzato come la necessità dello Stato di fare cassa non può andare contro i principi di libera concorrenza.
Altra questione che fa discutere molto gli addetti ai lavori è quella relativa ai PVR. LOGICO afferma che è necessaria una procedura di aggiudicazione «dei relativi diritti e una definizione di un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei Pvr». Ciò che viene contestata è la mancanza di una distinzione con i punti di vendita ove si raccoglie gioco pubblico. Inoltre, si sottolinea come, «senza una procedura di aggiudicazione ex novo dei relativi diritti, viene così conferito un vantaggio competitivo al partecipante alla procedura di gara che già dispone di una rete di Pvr».
La questione PVR
Sulla questione Pvr hanno voluto dire la loro anche la Federazione italiana tabaccai e il Sindacato totoricevitori sportivi. Entrambe hanno auspicato che il nuovo DDL non cancelli il ruolo delle tabaccherie come operatore professionale di gioco e che non venga fatta confusione tra la rete dei punti vendita di ricarica e la rete di raccolta di gioco su rete fisica, «con le inevitabili conseguenze che ne deriverebbero in relazione alla loro localizzazione». Per questo viene chiesto di esplicitare nel testo il fatto che la rete di vendita delle ricariche non costituisce un’estensione della rete di vendita terrestre. Si chiede, inoltre di chiarire che la commercializzazione delle ricariche non è assimilabile a un’attività di gioco in senso stretto».
Anche Entain Italia ha fatto il punto sulla questione, esprimendo perplessità per il modo in cui i Pvr sono stati disciplinati.
In particolare, viene chiesto per quale motivo non si sia scelto di regolarizzare tale fenomeno attraverso strumenti che garantiscano maggiormente la concorrenza. Viene notato, infatti, che la scelte contenute nel DDL potrebbero portare una forte concentrazione degli stessi tra pochissimi operatori, in virtù di rapporti già in essere.
Per questo motivo l'associazione ha lanciato una proposta alternativa, ovvero indire una procedura «di gara pubblica per i Pvr, parallela (o integrata) a quella già prevista per le concessioni a distanza, o trattandosi di punti terrestri, da rinviare all’atto del riordino del canale fisico». Inoltre, viene suggerito di rilasciare di un titolo di autorizzazione per ciascun Pvr, la cui titolarità «potrà essere acquisita da tutti i concessionari partecipanti alla gara, in ragione non di una situazione pregressa maturata al di fuori dal contesto normativo, ma in sede di gara pubblica». Infine, si chiede di limitare la concentrazione massima di Pvr per concessionario al fine di evitare la formazione di trust».
Ora sta al Governo recepire i suggerimenti e studiare eventuali variazioni al DDL.