Armonizzazione fiscale, distribuzione territoriale, tutela della salute e dell’ordine pubblico: sono queste le priorità per il riordino del settore giochi in fieri, dopo la pubblicazione della Legge Delega a margine della riforma fiscale.
Ma il gioco in che stato è in Italia? Ne ha parlato ampiamente l’istituto per la competitività I-Com, nell’ambito di un seminario ad hoc dal titolo “La regolamentazione del settore giochi: stato dell’arte e scenari futuri”, in sinergia con IGT.
Il settore giochi viene da quindici anni di crescita continua, con un aumento complessivo della raccolta che è arrivato a 111,2 miliardi nel 2021. Uno dei motivi alla base è l’implementazione del settore online, dovuto anche alla digitalizzazione che ha investito il comparto.
La spesa per tipologia di gioco nel 2021 ha visto una preferenza sugli apparecchi da intrattenimento, AWP e VLT, che rappresentano il 40,7 percento delle entrate totali, rispetto al 44,68 percento del 2020. In Europa le entrate del gioco online sono arrivate a valere 38,2 miliardi di euro. Il fenomeno interessa l’Italia in primis: i cittadini italiani si collegano da cellulare e sono circa 35,1 milioni, stando ai dati del 2020: l’87% della popolazione di internet, con un incremento di 1,5 milioni dell’anno precedente.
Nell’ultimo quindicennio la crescita del settore in Italia è stata importante, accompagnata da un’opera di regolamentazione di tutti i comparti del settore davvero notevole e che ha fatto scuola nel mondo. L’Italia ha una regolamentazione chiara, che distingue ad esempio i giochi legali da quelli non legali (consulta la lista dei casinò online italiani). L’offerta è subordinata ad un sistema di concessioni, autorizzazioni, licenze rilasciate dagli enti regolatori. Il Belpaese, tra l’altro, sta vivendo una intensa fase di digitalizzazione: ad oggi l’Italia è diciannovesima nella classifica dei paesi digitalizzati, in crescita rispetto al 2019, quando si era al venticinquesimo posto.
Come si diceva l’importo totale della raccolta nel mercato italiano del gioco ha raggiunto 111 miliardi di euro nel 2021, con una ripresa netta rispetto al 2020. Il Covid aveva portato una diminuzione totale a 88,4 miliardi di raccolta, in crollo rispetto ai 110 del 2010. Le chiusure hanno condizionato l’industria, è ovvio, ma il 2021 ha segnalato un rapido incremento del settore in tutte le sue dimensioni: è aumentata la raccolta (+25,98%), sono cresciute le vincite (+27,06%), alla pari della spesa (+19,60)%).
La maggior parte della spesa ha investito AWP e VLT, in un mercato che vede oggi 515 concessionari autorizzati dallo Stato, 3200 imprese di gestione 80.000 punti vendita tra bar, tabacchi ed esercizi pubblici, oltre 150.000 occupati diretti ed indiretti del settore.
La distribuzione del gioco in Italia, infine, ha vissuto un rimescolamento. Nel 2020 era la Lombardia ad avere il maggior numero di AWP, pari a quasi tutto il Sud. Ad oggi la situazione è simile ma insieme ad altre regioni del Mezzogiorno e del Centro – Lazio e Campania su tutte.
Esercizi ospitanti AWP sono in calo, confermando i dati degli ultimi quattro anni. Situazione opposta a quella delle VLT: la Lombardia ha più del doppio degli apparecchi di altre regioni del gioco, come Lazio, Campania e Piemonte. La Lombardia è regione leader anche per il maggior numero di punti di vendita di giochi numerici a totalizzatore, lotterie e lotto (primato condiviso con Lazio e Campania), leader nel settore scommesse – una sala ogni 1,16 kmq, a fronte delle sale che nel Lazio sono una ogni 1,16 Kmq e in Campania una ogni 0,88km circa, in aumento rispetto alla media nazionale.
Nell’analisi focus finale sulla situazione in Europa, ormai stabilizzata nel 2022 con le entrate del gioco hanno raggiunto i 108,5 miliardi di euro (+8% rispetto al 2019, +23% rispetto al 2021). Anche in Europa la differenza l’ha fatta il canale online.